Pino Carone e la sua passione per la Paleontologia

Pino Carone

TROPEA – Da anni lavora nel silenzio, Pino Carone, coltivando la sua passione per la Paleontologia, la storia del mondo,  racchiusa nei fossili dei quali il nostro territorio è ampiamente  cosparso, reperti preziosi  rimasti  incastonati nelle zone più impervie fuori dalla vista di tutti i giorni. E lui, docente di Diritto a Vibo Valentia, da  trent’anni  s’impegna, con passione e certosina pazienza, nella ricerca e nella conservazione dei reperti rinvenuti nell’area di tutta la provincia vibonese.

Nel tempo, al suo fianco si sono schierati altri appassionati come lui riuniti nel Gruppo Paleontologico Tropeano da lui presieduto.

Schivo di ogni tipo di pubblicità, lo abbiamo esortato a raccontarci qualcosa del suo trentennale  impegno, unico nella perla del Tirreno.

In trenta anni di ricerca, è riuscito ad accumulare  una tale quantità di reperti  tanto da permettere la realizzazione di ben tre Musei  omaggiando il  territorio di Vibo Valentia. Infatti, sono stati realizzati il MURI (Museo di Ricadi, nato come progetto nel 2000, dove sono ospitati  reperti rinvenuti dal Gruppo Paleontologico Tropeano. Ad esso sono stati destinati i Vertebrati continentali, costituiti da giraffe, elefanti, rinoceronti e altro. Il  MUMAT (Museo del Mare di Tropea) aperto quest’anno, al quale saranno destinati i Vertebrati marini e tutto ciò che riguarda il mare: balene, sirenii, ma anche conchiglie, ricci di mare eccetera. E il  MUME (Museo della Memoria di Parghelia) dove il Gruppo ha avuto per diversi anni la propria Sede sociale e dalla quale ha preso spunto il progetto da parte dell’Amministrazione locale di dar vita a un museo, dove troveranno collocazione i Clypeaster, ricci di mare estinti.

Per volontà di alcuni soci, afferma Carone, sono stati consegnati dei reperti anche al Museo del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Cosenza.

In pratica, in un trentennio di attività, Pino Carone  e i soci hanno  restituito alla Calabria una documentazione paleontologica completa che altrimenti sarebbe andata perduta a causa della trasformazione del territorio causata dalla forte antropizzazione.

Tutto il  materiale rinvenuto da sempre  è stato documentato e trasmesso alla Soprintendenza con la quale si è instaurato un proficuo rapporto di collaborazione fin dai primi momenti del loro  operato.

Pino Carone, ad ogni modo, può vantare circa  25 pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali del settore, comunicazioni scritte e orali a congressi e collaborazioni con diverse università italiane.

Di forte rilevanza è la collaborazione con il paleontologo di fama mondiale Daryl Domning della Howard University di Washinton sin dal  2006, grazie alla quale è stata perfezionata la teoria relativa alla crisi di salinità del Mediterraneo, indagata su presupposti paleontologici che hanno gettato luce sull’ipotesi della chiusura ed evaporazione del Mediterraneo durante il Messiniano.

Su questo evento, Carone aggiunge  «Prove ulteriormente suffragate dalla scoperta a Cessaniti di una nuova specie di echinide fossile che presenta elementi morfologici che confermano il forte stress ai quali gli organismi fossili del nostro territorio hanno dovuto sottostare a causa del ritirarsi della linea di costa del Mediterraneo e il conseguente aumento della salinità delle acque». Questa nuova specie di echinide, oggi estinto, è stata dedicata proprio a lui, per il suo alto contributo offerto alla paleontologia della Calabria, e infatti porta  il nome di “Amphiope caronei”.

Altra indagine scientifica condotta da Carone e il suo gruppo, riguarda i  vertebrati continentali. «Cessaniti, così come tutta l’area del Monte Poro – afferma il palentologo – ha offerto un altro elemento di indagine e di studio di interesse internazionale: la presenza di una fauna terrestre ben documentata e conservata grazie a peculiari condizioni geomorfologiche che hanno consentito ai fossili di conservarsi integri. Disponiamo così di una documentazione rilevante e tra le più importanti d’Italia». Per questa indagine, sono riusciti a coinvolgere studiosi di livello mondiale quali Bianucci, Università  di Pisa, Torre e Rook, Università  di Firenze, Solounias del Department of Anatomy, New York, e studiosi nazionali quali Pandolfi e Ferretti, Università  di Firenze, Varola, Università di Lecce, Marra, Università  di Messina. Loro hanno potuto formulare la presenza di una terza area emersa lungo la penisola italiana durante il Miocene, periodo geologico a cui appartengono i nostri fossili, ovvero 7 milioni di anni fa,  popolata da una fauna con affinità con animali nordafricani, indice di una connessione diretta, un ponte continentale che congiungeva il Nord Africa alla Calabria.

«Gli animali fossili di Cessaniti – prosegue Carone – appartengono al tipico Bioma Pikermiano, che è una caratteristica associazione diffusa nella bioprovincia greco-iraniana e che grazie a queste scoperte è stata segnalata per la prima volta in Italia e al di fuori della zona orientale».

Un progetto finanziato interamente dal Gruppo paleontologico Tropeano e che ha visto coinvolti studiosi delle Università  di Padova, Firenze, Barcellona e Messina ha avuto l’obiettivo di datare la successione fossilifera del tardo miocene mediante l’integrazione biocronologica dei mammiferi, la sedimentologia, la magnetostratigrafia e la biostratigrafia marina.  Tale studio ha consentito di datare i terreni con relativa precisione, da 8,1 fino a 7,5 milioni di anni fa.

Di recente Carone ha partecipato con altri Autori alla stesura di uno studio che ha individuato una nuova specie di Rinoceronte fossile calabrese che lo stesso ha rinvenuto a Cessaniti e che rappresenta una delle rare specie endemiche di vertebrati di cui la Calabria può vantare di aver dato i natali.

Oggi, le energie del Gruppo sono concentrate principalmente nel lavoro di allestimento e gestione del Civico Museo del Mare, allestito presso palazzo Santa Chiara. Del Gruppo fanno parte Francesco Barritta che è stato nominato direttore del MuMaT e Francesco Florio, nominato curatore della sezione di biologia marina.

Un grazie a Pino Carone e al suo appassionato Gruppo Paleontologico, per aver regalato alla Calabria la possibilità di guardare nel suo lontano passato ammirando preziosi fossili che il tempo ha conservato,  con l’augurio che il loro impegno possa sempre fare salti di qualità, sia nella ricerca che nello  studio dei Beni del nostro patrimonio culturale.

Vittoria Saccà

 

About Vittoria

Docente di Materie letterarie presso il Liceo Scientifico "Berto" di Vibo Valentia. Vivo a Tropea, splendida cittadina che si affaccia sul mar Tirreno. Sono giornalista pubblicista.

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