La poetessa del cuore della Calabria
Le sue poesie sono straordinarie. Profumano dei campi di Calabria e riscaldano come il cuore dei nostri avi che furono forti, generosi e coraggiosi.
Versi che scaturiscono da un amore viscerale per questo lembo di terra che tenta da sempre, disperatamente, di accarezzare i suoi figli tenendoli accovacciati nel suo grembo materno. Ma la storia ha scritto una pagina diversa.
Per questo “questa terra – afferma Giusy – ha il diritto di essere raccontata, con la crudezza che le appartiene e con la dolcezza che vanta”.
Vittoria Saccà
Il Canto
Cantano le pecore e il pastore
i suoni antichi che produce il vento.
Il tempo zappa a terra le sue ore,
e un contadino ride al ciel contento.
Una carriola torna dal lavoro
Mentre risuonano le voci dei paesi.
E vale quanto più ne vale l’oro
il canto degli ulivi calabresi.
Si sgolano le piane e le cicale,
lamenti lunghi annate secolari.
Un pater noster in lingua dialettale
le preghiere dei giorni centenari.
Cantano le riunioni dei parenti
dentro fondi di timponi scuri.
Sulle cime delle montagne erranti,
si lavano le mogli dei porcari.
E non si doma la ginestra a valle,
e indomita nell’orto fa il suo fiore.
Scortata ogni notte dalle stelle,
è fedele come pecora al pastore.
Un passero solista di cent’anni
perdendo l’uso non va più cantando.
Rimira in aria l’eco degli affanni
di quell’ulivo che campa morendo.
E pecore e pastore in compagnia:
una briscola,
sett’oro e così sia!
Lodata sia la terra ed il suo pane,
la morte del padrone e del suo cane.
Lodata sia la piana e ogni suo ulivo
l’orto dei calabresi sempre vivo.
E benedetti i muri d’ogni casa,
il niente che appartiene ad ogni cosa.
Il nome della rosa e del paese,
ogni angolo di terra calabrese.
Sia benedetto il mondo, quanto sia
e tutti i Cristi in croce in terra mia!
Giusy Staropoli Calafati