IL CANE, IL GATTO E IL TOPO AMICI PER LA PELLE

Cartoon Illustration of Cute Dog Cat and Mouse Pets Characters

Se ne stava accovacciata sotto le ruote di una macchina in sosta all’interno del cortile di casa sua. Era la gattina Sissi, e poiché stava scendendo la sera, cercava di programmare come passare la notte, visto che non avrebbe potuto dormire nel suo solito cuscino, perché la sua padroncina era andata in vacanza.

Ma ecco che vide entrare dal cancello rimasto aperto, un cane marrone che a passi lenti si dirigeva verso di lei.

L’assalì la paura e immediatamente venne fuori da dove si trovava, alzando tutto il suo pelo dalla coda fino alla testa che diventò dritto dritto; persino i peluzzi sopra le orecchie si trasformarono in tanti aculei. Rimase ferma, con le quattro zampe allargate, gli occhi fissi sul nemico e in posizione di attacco perché quel cane, di sicuro, avrebbe tentato di mangiarla.

Il cane si avvicinò, sempre con passo lento, e si sedette sotto l’albero di tiglio che stava vicino alla macchina. Lanciò un’occhiata distratta verso la gattina e mentre si sdraiava nell’aiuola, le rivolse la parola.

«E abbassa quel pelo! – disse con tono quieto – Tanto non ti faccio niente!» 

A Sissi non sembrava vero che il cane non volesse assalirla e continuò a far tremare le sue vibrisse. «Non ti mangio! – ripeté il cane – Sono triste e non ho fame!»

«Stai barando!» rispose la gatta per nulla tranquillizzata dalle sue parole.

«Pensa pure quello che vuoi – ribatté il cane – e lasciami dormire».

Così poggiò la testa tra le sue zampe e chiuse gli occhi. Sissi lo guardò sospettosa per un po’,  e quando si convinse che stava dicendo la verità, lentamente abbassò il pelo, si avvicinò e si sdraiò accanto a lui.

«Perché sei triste?» gli chiese.

«Mah! Storia di tutte le estati! Ma non voglio parlare. Lasciami dormire!» sospirò il cane.

Cosa inaudita per un cane e una gatta, Sissi sentì un po’ di affetto per quel suo antico e acerrimo nemico che non l’aveva aggredita e che, tutto sommato, non le stava creando alcun problema.

Si mise a pensare in quale maniera sollevargli il morale.

«Ehi, cane – disse – andiamo a farci un giro per i casolari sparsi fuori città? Ti assicuro che ci divertiremo!»

«Non mi chiamo cane! Ringo è il mio nome – disse il nuovo amico aprendo gli occhi – e non ho intenzione di andare da nessuna parte! Lasciami dormire!»

Ma Sissi non si diede per vinta, fece tanti di quei discorsi fino ad essere molto convincente.

«E va bene! Prepotente gattina! Hai vinto tu. Tanto con questa tua mattana nelle orecchie mi sarà difficile prendere sonno. Andiamo dove dici!»

«Io sono Sissi – fece la gattina – andiamo» e così, tutti e due, uscirono dal cortile e raggiunsero di corsa l’aperta campagna.

Come per magia, si sentirono legati da profonda amicizia e correndo e saltando, fecero il giro dei casolari a disturbare il sonno di galli e galline, di pulcini e conigli, di tutti gli animali che trovavano sul loro cammino.

Quando furono stanchi, trovarono un casolare abbandonato, che divenne la loro dimora, e dove riposavano ogni notte tranquilli, accovacciati vicini vicini.

Anche a mangiare non avevano problemi perché in giro si trovava tanta buona roba. Un giorno, durante una delle loro scorribande, pensarono di oltrepassare la porta aperta di una cantina. Con passo felpato e trattenendo il respiro, scesero le scale e guardarono intorno.

Nel silenzio udirono un lamento.

«Ohi, ohi, povero me! É finita. Addio mondo selvaggio!» 

Era un topino in trappola, con la zampa schiacciata da una molla fatale sistemata accanto ad un pezzo di formaggio.

Appena il topo si accorse della loro presenza, dal lamento passò alla disperazione.

«Oltre al danno la beffa! Sono veramente perso! Tra un cane e un gatto, non so da chi mi potrei salvare. Fine della mia breve vita» e chiuse gli occhi.

Naturalmente a Sissi venne l’acquolina in bocca, gli occhi si illuminarono ed era pronta a lanciarsi verso la sua succulenta preda.

«Calma – le intimò Ringo – che ti mangi! Non vedi quanto è piccolo. É anche tutto pelle e ossa!»

E Sissi, sebbene a malincuore, si fermò.

«Liberiamolo – ordinò il cane – e lasciamolo andare per la sua strada».

«Certo che tu, amico mio, hai un cuore grande! – sbuffò la gatta –  Non sei solo amico degli uomini, ma anche degli animali. Grazie tante per la lezione!»

«L’amicizia è un bene prezioso – rispose Ringo – gli amici al mondo non bastano mai! Anche un topo può esserci amico!»

Con la zampa alzò la molla della trappola e liberò il topino che balzò fuori dalle sbarre ringraziando con parole sincere.

Ma voleva scappare per sfuggire alle loro grinfie, pensando che volessero fare di lui un bel boccone. E zoppicando, cercò di guadagnare l’uscita.

«Ma dove corri! – disse Ringo – non vedi che ti sanguina la zampetta? Tranquillo, amico! Non ti mangiamo, no!»

Così, il cane lo fece salire sulla sua groppa e tutti e tre lasciarono la cantina.

Quando furono in aperta campagna e si fermarono, Sissi domandò al nuovo amico come si chiamava e se anche i suoi padroncini erano andati in vacanza.

«Ah, ah, ah – scoppiò a ridere la bestiola – io non ho padroni. Mai avuti in tutta la storia della mia generazione. E non ho bisogno di avere un nome, non mi chiama nessuno. Gli uomini non mi vogliono proprio. Anzi, l’hai visto anche tu, mi tendono le trappole per farmi fuori. Un topo  – continuò quasi beffardo – non sarà mai costretto a portare il collare come voi, né i fiocchetti, né i cappottini».

Come fu e come non fu, il cane, il gatto e il topo diventarono amici e se la spassarono per circa un mese.

Poi  l’estate stava per finire e con essa le vacanze degli uomini che quanto prima sarebbero ritornati ai loro lavori.

Era giunto, dunque, il momento di avviarsi verso casa perché Ringo e Sissi sapevano bene che i loro padroncini li avrebbero cercati e per loro sarebbe ripresa la vita di prima, ovvero dormire sui cuscini, stare al calduccio, mangiare croccantini e roba in scatola.

Si dispiacevano, però, dover perdere la compagnia del topino che, da grande poeta, li dilettava spesso con i suoi versi. Ed anche perché, non avendo padroni, durante il freddo forse avrebbe sofferto la fame.

Giurarono di ritrovarsi tutti e tre un giorno si ed uno no, per stare insieme e giocare. Quindi si diedero appuntamento nel casolare abbandonato che ormai era diventato la loro casa sia per le vacanze che per tutto l’inverno.

E fu così che, un giorno si ed uno no, dalle credenze delle cucine, nelle case di Ringo e Sissi, sparivano pezzi di formaggio e gli uomini non capirono mai il perché!

Vittoria Saccà

About Vittoria

Docente di Materie letterarie presso il Liceo Scientifico "Berto" di Vibo Valentia. Vivo a Tropea, splendida cittadina che si affaccia sul mar Tirreno. Sono giornalista pubblicista.

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