Saverio Vallone e la storia si ripete

Raf e Saverio ValloneTROPEA – Nelle sale dell’Antico Sedile, dove dal 17 febbraio è allestita la mostra su Raf Vallone, incontriamo Saverio, suo figlio. E ci sembra che la storia si ripeta perché al suo fianco, ad accoglierci, c’è suo figlio Raffaele, ovvero Raf Vallone che porta con orgoglio il nome del nonno. Saverio somiglia molto a suo padre, per il suo aperto sorriso e la profondità dei suoi occhi, forse anche un po’ per i modi gentili. Al termine della prima edizione del premio nazionale Raf Vallone, gli chiediamo se è rimasto soddisfatto. “Finalmente un premio come desideravo. – dice- Un premio che mettesse in chiara luce la figura di mio padre. Devo ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto, a cominciare dall’amministrazione comunale per la mostra fotografica, alla Romano Arti Grafiche per la qualità del lavoro, a Tropeaeventi. Un premio nel quale c’è stata la qualità, ma anche la serietà e l’efficienza, insieme ad una bella immagine di papà”. Certo le difficoltà non sono mancate, fa intendere l’attore, ma tutto è stato superato. Non nasconde il suo entusiasmo per il successo della rappresentazione teatrale del “Capitan Ulisse” recitata sul palco di piazza Vittorio Veneto. Anche perché, è stata preparata in poco tempo, con validi attori, ed anche con giovani attori tropeani che hanno dimostrato d’avere talento. Saverio Vallone non nasconde il suo forte legame con la città di Tropea, frequentata da sempre, nonostante viva a Roma per motivi di lavoro. La sua casa paterna, al fianco dell’Affaccio che oggi porta il nome di suo padre, è uno dei suoi frequenti rifugi quando vuole trovare un po’ di riposo. E non può fare a meno di ricordare quando il grande Raf sceglieva la città perla del Tirreno per le sue vacanze. “Era felice, mio padre, quando ci portava qui. Si scioglieva completamente. Andava a cercare gli amici d’infanzia con i quali trascorreva del tempo, giocava a pallone e rideva insieme a loro, riempiendosi il cuore e l’anima delle bellezze della sua terra. Una città, Tropea, che gli ha dato i natali e che lui ha sempre amato. Amore che mi ha trasmesso e che continuo ad avvertire dentro di me”. E proprio per questa città, Saverio Vallone vorrebbe fare qualcosa di più, ossia un laboratorio di teatro, ma non del tipo “toccata e fuga”, ma qualcosa di stabile, parlando in modo operativo, con obbiettivi ben precisi, prendendo il potenziale che vi è in tutti i giovani e meno giovani. “Il teatro – aggiunge – è cultura. Lo intendo come l’Agorà, dove avviene lo scambio di culture”. Ed è, questo, un desiderio che Saverio Vallone nutre da tempo e cercherà di realizzare. Nel frattempo prosegue la sua carriera di attore, regista teatrale, cinematografico e televisivo. Gli impegni lo portano in Francia per incontrare il produttore Patrick Fort. Confessa di non avere un film al quale si sente maggiormente legato, perché ogni film, dice, è diverso dall’altro e lui si appassiona a tutti, ogni volta, allo stesso modo. “Ogni ruolo ha un suo aspetto molto importante e non bisogna fossilizzarsi su un solo personaggio. Bisogna saper passare dal buono al cattivo, al disonesto” ed anche al “prete”, ruolo che ricopre nel film presentato a Cannes, dal titolo “Non escluso il ritorno” del regista Stefano Calvagna incentrato sulla vita di Califano. Saverio, figlio di Raf Vallone ed Elena Varzi,  gemello della cantante  Arabella, e fratello dell’attrice Eleonora, è sposato con Paola ed ha due figli, Raffaele, che ha undici anni, e Caterina che ne ha nove. Entrato giovanissimo nel regno della settima arte, nel 1975, l’attore va per la sua strada, senza dimenticare Tropea e nella quale ritorna, come suo padre, appena gli impegni glielo permettono. E accanto a lui c’è sempre il piccolo Raf. Una bella storia che si ripete.

Vittoria Saccà

About Vittoria

Docente di Materie letterarie presso il Liceo Scientifico "Berto" di Vibo Valentia. Vivo a Tropea, splendida cittadina che si affaccia sul mar Tirreno. Sono giornalista pubblicista.

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