Archivio Mensile: giugno 2014

3 Gennaio 1901-29 Giugno 1969 – DON FRANCESCO MOTTOLA

Oggi il ricordo in Cattedrale 

 13039_1207573626434_1141490005_30677938_3486086_n[1]TROPEA – Dopo la veglia di preghiera che si è tenuta ieri sera presso la casa della Carità del villaggio don Mottola, stamane, in cattedrale, alle ore 11.00, sarà celebrata una messa solenne per ricordare, oltre i santi Pietro e Paolo, il pio transito del venerabile don Francesco Mottola, morto il 29 giugno del 1969. Ad officiarla sarà il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Luigi Renzo.

Ad oggi, sono trascorsi 45 anni da quel giorno, quando la comunità non solo tropeana ma della Calabria tutta, pianse perché aveva perso una guida speciale.

Don Francesco Mottola, del quale si aspetta con ansia che da Roma giunga la dichiarazione di Beato, era nato il 3 gennaio del 1901, all’inizio di un secolo che presto fece i conti con due guerre mondiali e che lasciarono ovunque miseria e dolore. Ordinato sacerdote il 5 aprile del 1924, fu il pastore di tantissime anime e all’amore per gli altri dedicò la sua vita, fino all’ultimo respiro.

Una vita sacerdotale che fu tutta un dare senza riserve alla comunità che gli stava intorno, ascoltando, aiutando, consolando. Come sacerdote, ebbe molti incarichi, quali quello delle organizzazioni diocesane dell’Azione Cattolica, nonché il compito di insegnare teologia. Nel 1929, fu rettore del seminario tropeano fino al 1942, dove insegnò anche materie letterarie e nel 1931 fu nominato canonico della cattedrale. Consapevole della necessità di promuovere la cultura, creò il circolo “Francesco Acri” e diede vita alla rivista “Parva favilla”, che ancora oggi continua ad essere viva sotto la cura di don Francesco Sicari rettore del seminario di Mileto. Fu anche conferenziere, scrittore e poeta

, predicatore, confessore, direttore spirituale. Conosciuto e amato dalla gente, sapeva dare a tutti attenzione e sollievo, specialmente ai più bisognosi nei quali identificativa il volto di Cristo. E organizzò anche, nel 1935,  gruppi di sacerdoti e di laici affinché svolgessero non solo azioni di carità verso i più bisognosi, ma sperimentassero la gioia della vita contemplativa. Per gli ultimi, “i nuju du mundu”, si affannò al fine di dar loro un tetto e un ristoro costruendo le case “d’oro”, ovvero le “case della carità”, affinché li accogliessero, soprattutto i disabili. Nacquero i “certosini della strada”, quindi la “Famiglia degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore”, perché si prendessero cura di loro.

Instancabile, fiducioso nella Provvidenza, abbandonato in toto alla volontà divina, accolse anche con serenità la malattia che si presentò nel 1942 quando aveva solo 41 anni ed era nel pieno delle sue attività. Bloccato da una paralisi che gli tolse anche l’uso della parola, continuò la sua vita sacerdotale con serenità e attivandosi ugualmente, seppure sofferente. Al suo fianco le signorine oblate, tra le quali Irma Scrugli che condivise il suo progetto d’amore portandolo avanti fino alla fine dei suoi giorni ed anche per lei, quanto prima, sarà avviato il processo di beatificazione.

Don Francesco Mottola morì il 29 giugno 1969 lasciando una ricca eredità spirituale, oltre a più di 7000 lettere, e l’Opera Omnia, dove i suoi insegnamenti sono perle di saggezza per chi vuole dare un senso alla sua vita.

Per questa nostra “perla del clero calabrese”, com’è stato definito, nonché paragonato ad un’aquila che volò sempre verso il sole,  il processo diocesano per la Causa di Beatificazione è iniziato il 15 ottobre del 1981. Dichiarato Servo di Dio, poi  Venerabile da Papa Benedetto XVI il 17 dicembre 2007, forse presto sarà dichiarato Beato. E nell’attesa, sarebbe bene fare tesoro di tutti i suoi insegnamenti. Insegnamenti di un sacerdote che un secolo fa aprì le porte della sua chiesa e del suo cuore al mondo che gli stava intorno, così come oggi vuole il santo Padre. Ed è per questo che l’arcivescovo della diocesi di Catanzaro, mons Antonio Cantisani, afferma che il nostro don Mottola fu l’anticipatore del Concilio Vaticano II e di papa Francesco.

Le sue spoglie riposano all’interno della cattedrale, accanto all’effige della Madonna di Romania che fu sempre il suo faro di luce durante la vita terrena.

Vittoria Saccà

 

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