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Giuseppe Berto a 40 anni dalla sua scomparsa

20180616_193738RICADI – Casa Berto, che si erge  sul promontorio di Capo Vaticano rivolto verso le Eolie e la Sicilia, è tornata a vivere nei giorni intorno alla manifestazione della XXVI edizione del Premio Berto. Nel bel giardino, all’ombra dei tanti alberi con il verde imperante, i pensieri del grande scrittore sono echeggiati nelle parole trasformate in frasi, in periodi, in romanzi che oggi raccontano a noi storie e storia della terra, della nostra terra di Calabria. Un luogo del quale Giuseppe Berto si innamorò talmente tanto da non volerlo abbandonare più dal momento in cui lo scoprì.

Brani di suoi due romanzi, Il male oscuro e Anonimo veneziano, sono stati letti e interpretati dagli  attori Alessandro Cosentini e Jo Lattari, accompagnati dal musicista Massimo Garritano. Un  reading  realizzato dal Comune con la collaborazione dell’Associazione Avvistamenti Teatrali. E il Comune, tra l’altro, ha omaggiato tutti i presenti con la ristampa del volumetto di Berto “Intorno alla Calabria”.

Erano presenti, tra gli altri, l’assessore alla cultura di Mogliano Veneto Ferdinando Minello e Diego Bottacini in rappresentanza dell’associazione culturale Giuseppe Berto, che tanto si è adoperata affinché il premio IMG_0007tornasse a vivere dopo alcuni anni di fermo.

A vincere questa edizione, è stato Francesco Targhetta, con “Le vite potenziali”, Mondadori. A lui è andato un assegno di 5.000 euro e i tanti complimenti da parte della Giuria, ma anche del sindaco di Ricadi Giulia Russo che, unitamente al sindaco di Mogliano Veneto Carola Arena, ha dichiarato  tra l’altro «Giuseppe Berto ha amato la sua terra di origine e quella di adozione, il Veneto e la Calabria, Mogliano Veneto e Capo Vaticano e noi siamo orgogliose di mantenere in vita questo Premio che, oltre ad essere un appuntamento importante per la scoperta di nuovi talenti della letteratura italiana, è un ponte, tra due città, due regioni, due culture, due comunità. Quest’anno ricorre il 40mo anniversario della scomparsa di Berto, che a Capo Vaticano è sepolto, e le sue due città organizzeranno una serie di eventi per celebrarlo e mantenere viva la memoria di uno dei più grandi autori del Novecento italiano e questo legame tra le sue due terre».

Soddisfatta della manifestazione Antonia Berto che, da perfetta padrona di casa, ha accolto tutti con calore e amicizia, sempre con il suo fare gentile e il suo andare elegante, a volte assorto come fosse sospesa tra terra e cielo, forse là dove ha cercato in quei momenti ancora una volta il respiro di suo padre.

Nel nostro breve colloquio non ha risparmiato ringraziamenti per tutti coloro che si sono adoperati e continuano a farlo per ricordare suo padre e le sue opere.

Così come Antonio Pugliese che si è speso tanto per l’organizzazione di un convegno che si è tenuto a Messina il 30 maggio scorso presso l’Università degli studi, nell’aula magna del Rettorato. Ha ringraziato il comune di Ricadi e anche di Mogliano Veneto dove si sta lavorando per una serie di eventi dedicati a Berto. I Licei classici che portano il nome di suo padre e che da un paio d’anni sono inseriti in un’apposita sezione all’interno del premio Berto.

E dopo la conclusione di questa XXVI esima edizione del  Premio, Antonia Berto ha mostrato soddisfazione per le iniziative che, insieme al Comune e all’associazione culturale Giuseppe Berto, verranno realizzate durante questa estate nell’occasione del quarantennale della morte avvenuta l’1 novembre del 1978. Importanti saranno le serate a Casa Berto che avranno luogo tra la fine di luglio e i primi di agosto.  

Alla soddisfazione per tutto quel che si fa nel ricordo di uno dei più grandi scrittori del Novecento, si è sovrapposto un velo di malinconia sul viso di Antonia Berto allorché ha ricordato che sono trascorsi ben quarant’anni da quando non può guardare più suo padre negli occhi, ma, ha affermato, «mi sento un po’ fortunata perché posso sentirlo a me accanto attraverso le sue opere». Se fosse vissuto di più, sicuramente avrebbe scritto tanto altro ancora.

Vittoria Saccà

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