Luigia Barone, sulla morte di Sara

Luigia BaroneTROPEA – Ad esprimersi è Luigia Barone, giudice onorario del Tribunale per i minorenni di Catanzaro, nonché fondatrice dell’associazione Attivamente coinvolte che, anche in Tropea, si occupa della violenza contro donne e bambini. Si sofferma sulla sconvolgente morte della giovane Sara Di Pietrantonio, studentessa romana di 22 anni, uccisa nella notte tra il 29 e il 30 maggio,  da un uomo che diceva di amarla.  Dopo il triste evento, tanti perché, tante risposte. Ma per Barone la risposta è solo una. Sara è stata uccisa “quando ha detto no,  perché la sua volontà oggi continua a valere meno come ieri.  Questa è l’unica risposta a una domanda posta da una società che vuole le donne libere ma, evidentemente, solo a parole! Le leggi ancora troppo timide di fronte a reati di questo tipo, le pene quasi mai effettive, i protocolli istituzionali troppo spesso rimangono attestazioni di ottime intenzioni raramente attuate soprattutto per l’assenza di risorse concrete, i servizi di aiuto alle donne ed ai bambini quasi sempre sopravvivono a stento. Questa è la realtà di un Paese che non si sa cosa stia aspettando prima di realizzare che le migliaia di donne che subiscono violenza, le centinaia di donne uccise, gli innumerevoli bambini che nella migliore delle ipotesi assistono alla violenza sulle proprie madri rappresentano non solo un costo umano ma un costo economico e sociale che non ci possiamo proprio permettere di pagare”. Il giudice Barone prosegue affermando che Sara è stata uccisa a Roma “ma questo sarebbe potuto accadere anche nella nostra Calabria, come del resto già troppe volte è accaduto! Anna Morrone, Angela Morabito, Mary Cirillo, Rosa Landi, Immacolata Rumi sono solo alcune delle donne uccise a casa nostra da uomini che dicevano di amarle”. Si rifà, pertanto, a Papa Giovanni Paolo II che, nella Lettera alle donne del 1995, affermava: “Sono convinto che il segreto per percorrere speditamente la strada del pieno rispetto dell’identità femminile non passi solo per la denuncia, pur necessaria, delle discriminazioni e delle ingiustizie, ma anche e soprattutto per un fattivo quanto illuminato progetto di promozione, che riguardi tutti gli ambiti della vita femminile, a partire da una rinnovata e universale presa di coscienza della dignità della donna.” La denuncia della violenza e l’adozione di leggi per il suo contrasto, dichiara ancora Barone, rappresentano un punto di partenza imprescindibile, tuttavia “un effettivo cambiamento nei rapporti tra uomo e donna è possibile solo attraverso un processo di messa in discussione dei meccanismi di prevaricazione e della cultura machista che confonde la virilità con la dimostrazione di forza e dominio, a scapito della capacità di riconoscere a tutti la libertà di autodeterminarsi. Togliere rispetto e libertà di scelta alla propria compagna – prosegue – è un crimine nei suoi confronti ed è, alla fine, anche un lasciarsi imprigionare, come uomini, diventando paradossalmente autori e servi di una cultura che offre schemi relazionali impoverenti e distruttivi per tutti. Per questo motivo gli interventi di contrasto alla violenza sulle donne sono efficaci nel tempo e a livello collettivo, solo se coinvolgono attivamente anche gli uomini, come destinatari, naturalmente, ma anche come esempi autentici e credibili di modelli positivi”. Pertanto si rivolge alle nuove generazioni, “gli unici in grado di trovare il coraggio di fare realmente la differenza determinando un’inversione di rotta culturale che possa portare a nuove relazioni tra i sessi basate sul rispetto”. Le donne, conclude, una, dieci, cento, “vogliono contarsi da vive”.

Vittoria Saccà

About Vittoria

Docente di Materie letterarie presso il Liceo Scientifico "Berto" di Vibo Valentia. Vivo a Tropea, splendida cittadina che si affaccia sul mar Tirreno. Sono giornalista pubblicista.

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