IL SERVO FEDELE

re«Evviva il re! Lunga vita a sua maestà!» gridava il popolo mentre il nuovo sovrano saliva le scale del palazzo con il suo vestito di seta blu, cucito con pietre preziose e diamanti, con un mantello rosso porpora e uno strascico lungo più di dieci metri.

Seguito dai suoi cortigiani, entrò nel grande salone delle conferenze e si assise sul trono. Naturalmente portava la corona sul capo come tutti i re. Batté le mani e un suddito s’inchinò al suo cospetto:

«Comandi, mia maestà!»

«Voglio che uno dei servi che sta nelle scuderie, venga nelle mie stanze e rimanga a mia disposizione giorno e notte. Fateli venire qui e io ne sceglierò uno!»

Fu subito fatto.

I servi si allinearono di fronte a lui che li guardò ad uno ad uno, dalla testa ai piedi.

«Tu! – disse indicando Ramiro – da oggi mi seguirai ovunque e sarai la mia ombra. Giorno e notte sarai sempre al mio fianco perché io voglio così! E con me non voglio nessun altro!»

Gli altri cortigiani si meravigliarono del desiderio del re.

«Com’è che vuole sempre lo stesso? – dicevano tra di loro – e per di più un servo! E noi? In che modo gli renderemo i servigi?»

Il re, che leggeva nei loro pensieri, spiegò:

«Tutti dovrete essere sempre ai miei comandi. Ma è dentro le mie stanze private che voglio uno solo di voi!»

Quando il sovrano si ritirò nelle stanze, rivolto a Ramiro, disse:

«D’ora in poi tu non dovrai dire nulla di ciò che vedi o senti qui dentro, se vuoi essermi fedele davvero. Altrimenti saranno guai per te!»

Il sovrano era stato chiarissimo.

Da quel giorno Ramiro fu sempre con il re sia quando uscivano in missione, sia quando si ritiravano per la notte. Lo aiutava a togliersi il mantello, l’abito e l’armatura o a vestirsi per le feste di gala, gli aggiustava la corona sulla testa, gli infilava gli stivaloni o le pantofole per riposare, gli preparava le tisane per farlo distendere e quando il re si addormentava, si sistemava su un divano vicino al letto reale e lo vegliava.

Capitava pure che il re pensava a voce alta, oppure parlava nel sonno e il bravo servo era come se non sentisse perché sapeva mantenere il massimo segreto e mai riportava fuori dalle stanze una qualsiasi parola.

Tutto filò liscio fino ad una notte di luna piena.

Improvvisamente il re cominciò a strabuzzare gli occhi, a urlare come se ululasse, a sbavare, a girare per le stanze come un forsennato e a ricoprirsi di peli come quelli del lupo.

Ramiro si vide perduto.

Non poteva chiamare aiuto perché nessuno doveva sapere quel che stava succedendo e non sapeva neanche come affrontare la situazione.  Allora sfilò le lenzuola dal letto, le trasformò in corde e legò il re al letto stesso per non farlo più muovere. Tentò anche di imbavagliarlo ma non ci riuscì perché il sovrano gli mordeva le mani con i denti che si erano trasformati in dentoni aguzzi.

Gli ululati del re si sentivano per tutto il palazzo e i cortigiani si affacciarono nei cortili. E allora Ramiro, per non far capire a nessuno che il loro governante era affetto di quel grave problema, si arruffò i capelli, si appollaiò sulla finestra della stanza da letto reale e si mise ad ululare alla luna più forte di quanto non stesse facendo il re.

«Ramiro è un lupo mannaro!» dicevano tutti.

«Il servo del re si trasforma in lupo quando c’è la luna piena!»

C’era chi si dispiaceva, c’era chi già gioiva al pensiero che il servo sarebbe stato buttato fuori dal palazzo.

«Ora il re sicuramente ne sceglierà un altro e Ramiro sarà condannato a morte!»

Poi la notte finì e spuntò il giorno.

Ramiro scese dalla finestra e smise di fare il lupo.

Intanto il re si era addormentato, stanco per aver ululato per ore e ore. Il servo fedele gli sciolse i legami e rimise le lenzuola nel letto così com’erano.

Quando il re si svegliò, non ricordava proprio nulla e sembrava un mattino come tutti gli altri, con Ramiro che gli portò la colazione, lo riverì, poi lo aiutò a prepararsi, quindi a vestirsi, mettersi la corona, il mantello e ad andare a sbrigare i suoi impegni di governante seguito dal suo servo. Naturalmente, tra i cortigiani ci fu un gran parlottare perché quasi tutti avevano visto e sentito quel che era successo la notte.

Passarono i giorni e tutto si ripeteva quando in cielo splendeva la luna piena. Il re diventava lupo mannaro e Ramiro, dopo averlo legato al suo letto, se ne saliva sul tetto a fingersi quel lupo che non era per amore del suo sovrano che all’indomani non ricordava nulla.

E venne un giorno che i cortigiani non resistettero più e quindi chiesero udienza.

«Maestà – dissero – perché continuate a tenere con voi un servo che ha un difetto così enorme?»

«Quale difetto! – domandò il re meravigliato – Ramiro  si è sempre dimostrato un servo fedele ed io non ho nessuna intenzione di sostituirlo!»

«Oh, bene! –  brontolò il più anziano di loro – se vi sta bene avere al fianco un lupo mannaro…!»

Il re cadde dalle nuvole, ignaro di tutto. Volle vederci chiaro e quando si ritirò nelle sue stanze, chiese spiegazioni al suo servo.

Ramiro, con molto garbo e molto tatto, lo informò di quel che gli capitava quando era notte di luna piena.

«Servo amato e fedele – gli disse il sovrano –  non solo non mi hai fatto pesare questo mio grave difetto, ma ti sei sacrificato per me di fronte al popolo. Domani diremo a tutti la verità, perché è giusto così. Per la tua fedeltà e il tuo amore, ti nomino vice re!» 

Così, furono convocati tutti gli esperti del regno e dei regni vicini affinché trovassero la soluzione al problema del re che fu molto più amato dal suo popolo proprio perché si era dimostrato sincero.

I cortigiani che, invece, avrebbero voluto mandare via Ramiro, furono allontanati per sempre dalla corte reale!

A Voi le considerazioni!

Vittoria Saccà

About Vittoria

Docente di Materie letterarie presso il Liceo Scientifico "Berto" di Vibo Valentia. Vivo a Tropea, splendida cittadina che si affaccia sul mar Tirreno. Sono giornalista pubblicista.

Lascia un commento