Il prossimo 5 aprile si chiuderà l’Inchiesta diocesana su un presunto miracolo attribuito all’intercessione di don Francesco Mottola

TROPEA – La strada della santità è la più lunga e difficile, ma è quella che conduce all’unico porto sicuro. Ed è la strada che don Francesco Mottola ha voluto percorrere nel tempo della sua permanenza terrena, cercando il volto di Dio anche qui, tra la sua gente, in attesa di poterlo contemplare nell’eternità. La causa di Beatificazione aperta dalla Sacra Congregazione dei Riti, il 15 ottobre 1981, oggi segna un altro importante passo, ossia la conclusione dell’Inchiesta diocesana su un presunto miracolo attribuito alla sua intercessione che avverrà il prossimo 5 aprile, alle ore 17, con una solenne Concelebrazione presso la Concattedrale di Tropea, ai piedi dell’immagine della Madonna di Romania tanto cara a don Mottola.

Come si ricorderà, l’eroicità delle sue virtù sono state riconosciute dal papa Emerito Benedetto XVI già il 17 dicembre 2007 per cui ne è scaturita la proclamazione della sua venerabilità. Il passo successivo, quello che lo porterà alla proclamazione di Beato, vuole il riconoscimento di un miracolo a lui attribuito. Pare che questo ci sia stato. Ma si aspetta il parere della Chiesa di Roma a cui verrà inviato tutto il carteggio relativo alla fase diocesana del processo di Beatificazione, aperto lo scorso 29 giugno 2012, e sul quale hanno lavorato, su designazione di mons. Renzi, il Postulatore don Enzo Gabriele e i membri del Tribunale diocesano, composto da mons. Vincenzo Varone, don Francesco Sicari e dal dott. Francesco Reda. Di don Francesco Mottola, non basta mai lo spazio per poterne elencare le grandezze. Figlio di questa città, nacque il 3 gennaio del 1901 da Antonio e Concetta Braghò. Da piccolino mostrò il suo amore per il prossimo, soprattutto verso i compagni più bisognosi. Studiò presso il Seminario vescovile della città frequentando le elementari, la media e il ginnasio. Poi si trasferì al Seminario regionale di Catanzaro proseguendo gli studi filosofici e teologici. Il 5 aprile del 1924 venne ordinato sacerdote, cerimonia che si tenne proprio ai piedi della Madonna di Romania. Giornata importante nella sua vita, quindi, che mons. Renzi ha voluto rimarcare organizzando la conclusione dell’inchiesta diocesana proprio in quella data e nello stesso luogo. Leggendo, probabilmente, nel cuore del Venerabile quando in quel giorno di 89 anni fa consacrò tutta la sua esistenza a Dio chiedendo aiuto alla Madre celeste. E la vita di don Mottola fu tutto un dare. Egli fu maestro di vita per tutti. Ben presto si distinse per le sue grandi doti e gli furono conferiti incarichi di responsabilità nelle organizzazioni diocesane dell’Azione Cattolica. Insegnò teologia per diversi anni, fu rettore del seminario di Tropea dal 1929  al 1942, insegnò materie letterarie e nel 1931 fu canonico della cattedrale. Non trascurò le iniziative culturali e tra mille cose, fondò il “Seminario di cultura” e nel 1933 la rivista “Parva favilla”. Scrisse tanto lasciando a noi almeno 7.500 lettere. La sua attenzione maggiore, però, fu rivolta ai più deboli, a quelli che definiva “i nuju du mundu”, abbandonati nella fame da un mondo indifferente. “Ho sentito il singhiozzo della mia gente nel mio povero cuore – scriveva – La gente di Calabria nel suo itinerario dolorosissimo non ha conforto, come Gesù, e bisogna confortarlo nella salita necessaria al Calvario”. E fu per loro che affrontò tutte le difficoltà per costruire un tetto dove potessero trovare riparo nel corpo e nell’anima, e riconquistare quella dignità che la miseria aveva cancellato. Nacquero le case della carità, “le case d’oro”, a Tropea, a Limbadi, a Vibo Valentia, a Roma, a Corello; pensò anche alle anziane sole e abbandonate, quindi ad una casa di riposo. Fondò l’Istituto secolare della “Famiglia degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore”  affinché i “nujiu du mundu” potessero avere assistenza. Assicurò assistenza anche ai disabili. Cuore grande e nobile il suo che aveva voglia di lenire tutti i dolori della sua terra di Calabria e non solo. “Voglio, con la tua grazia, farmi santo” pregava. Nella sua vita, quattro punti fermi “soffrire, tacere, godere, dimenticarsi!” Ed anche il desiderio di portare al Signore altre anime belle, e lo fece con coloro che condivisero i suoi obbiettivi di amore. Dalla dolcissima Irma Scrugli, a Maria Lo Cane, al prof. di filosofia Giuseppe Lo Cane, a mons. don Domenico Pantano che, tra le altre cose,  continuò il suo Parva Favilla, a tantissimi altri che ieri come oggi, hanno cura delle opere da lui lasciate. Nonostante le sofferenze dovute alla paralisi che lo colpì  all’età di 41 anni, nel 1942, non si fermò mai. Fino alla sua morte avvenuta il 29 giugno del 1969 inodore di santità.

Vittoria Saccà

Parlano di don Francesco Mottola

 TROPEA – Le spoglie del venerabile don Francesco Mottola riposano all’interno della Concattedrale, nella navata destra, sovrastate dal suggestivo crocefisso ligneo quattrocentesco. Al lato arde sempre una lampada, cardine di quella miriade di faville che lui immaginava potessero sprigionarsi e infiammare il mondo d’amore. E da quel luogo sacro e santo, si dipanano per tutta la città altri punti importanti che parlano al viandante di lui. Intanto la casa dove visse molti anni della sua vita e che si erge sul lato destro del tipico affaccio tropeano, sulla rupe a picco sul mare, alla fine del corso Vittorio Emanuele. L’appartamento è all’ultimo piano. Già nel fare le scale, si respira un’aria diversa, perché è un salire verso un luogo dove visse un uomo pio e santo, ora museo, dal 2001, perché lì è conservato tutto quello che fu il suo piccolo mondo. Dal letto dove soffrì e morì, ai libri, all’inginocchiatoio, al crocefisso, ai suoi paramenti, tutto. E persino il rumore del mare, quello che spesso ascoltò e cantò nei versi, sembra essere rimasto quello del suo tempo. Sentimenti speciali che si provano solo tra quelle mura. Come speciali sono le atmosfere che si vivono nella casa da lui fondata in via Abate Sergi, così come negli ampi locali della casa di riposo a lui intitolata, dove trascorrono il loro tempo donne anziane tra le cure amorevoli delle oblate. Bello è, però, l’esercito di fedeli che lo venera nel più profondo del cuore. Un esercito formato non solo da coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, e raccontano con gli occhi raggianti di quando lo incontrarono, ma anche da coloro che si sono innamorati di lui solo attraverso il racconto degli altri, o incontrando il suo pensiero di vita, e quindi i suoi insegnamenti, tra le righe dell’Opera Omnia. Senza contare le aggregazioni che nel tempo si sono formate in suo nome. Dalla Fondazione don Mottola, che premia ogni anno coloro che si sono distinti nell’opera di evangelizzazione, agli Amici della Fondazione, al gruppo Faville, a quelli di Faville di Speranza dove sono riuniti tanti bambini. Una bella eredità di cuori e di anime è quella che ha lasciato su questa terra il Venerabile don Mottola, un esercito di persone che si prefigge di camminare sulle sue orme per raggiungere quel sole al quale lui sempre aspirò, tanto da essere paragonato ad un’aquila. A quell’aquila “che raggiunse il sole” come scrisse e musicò il maestro Vincenzo Laganà nell’Oratorio sacro che gli volle dedicare. Sulle sue orme, anche tanti sacerdoti, giovani e meno giovani, perché fu anche un esempio di vita sacerdotale per tutto il clero calabrese.

Vittoria Saccà

La lettera del vescovo della diocesi di Mileto – Nicotera – Tropea mons. Luigi Renzo

 TROPEA – E’ con la seguente lettera che il Vescovo della diocesi di Mileto – Nicotera – Tropea, mons. Luigi Renzo, ha comunicato la data di un evento straordinario al quale ha invitato tutta la cittadinanza. Ai Sacerdoti, Religiosi e Religiose, ai Membri degli Istituti di vita consacrata, a tutti i fedeli laici della diocesi, scrive il vescovo “la nostra comunità diocesana si appresta a vivere un altro momento significativo ed esaltante della sua storia. Dopo l’apertura, lo scorso 29 giugno 2012, della fase diocesana del Processo di Beatificazione del Venerabile don Francesco Mottola, il prossimo 5 aprile, anniversario della sua Ordinazione Sacerdotale (5 aprile 1924), alle ore 17, con una solenne Concelebrazione nella Concattedrale di Tropea, verrà chiusa l’Inchiesta diocesana su un presunto miracolo attribuito alla sua intercessione. Senza con questo voler anticipare il giudizio della Chiesa in merito, – prosegue il prelato – è forte in ognuno di noi l’auspicio che presto il nostro Venerabile possa essere proclamato Beato. In un momento così bello per tutti, sento il bisogno di invitare soprattutto i Parroci a voler informare nei modi più idonei le rispettive comunità e a voler partecipare entusiasticamente e coralmente all’importante evento”. Il vescovo della diocesi prosegue soffermandosi sul periodo che si sta vivendo, infatti scrive “In questo tempo di Quaresima, tempo di grazia e di misericordia, sentiamoci accompagnati e stimolati nel nostro cammino penitenziale di conversione anche dalle parole e dall’esempio di don Mottola, che ebbe a scrivere: Bisogna aprire le finestre al Sole; è necessario innamorarsi del Sole; è necessario conquistare il Sole, messaggio questo di grande suggestione che ci fa senz’altro sentire coinvolti attivamente nella ricerca della luce di Dio e nello sforzo di ravvivare con decisione la nostra fede”. Un pensiero affettuoso lo rivolge anche al papa emerito Benedetto XVI, aggiungendo “Ed ora, fratelli carissimi, il nostro pensiero affettuoso non può non andare al S. Padre Benedetto XVI, che con umiltà e coraggio in questi giorni ha voluto rinunciare al suo ministero petrino. Vogliamo ringraziarlo per la testimonianza di amore alla Chiesa dimostrato in questi anni, come vogliamo stargli vicino con la preghiera e l’intima devozione per il tempo che il Signore vorrà ancora lasciarlo tra noi”. Esprime quindi la sua gratitudine a coloro che in questi mesi si sono adoperati nell’Inchiesta diocesana. A loro, mons. Renzo esprime “piena e viva gratitudine” quindi al Postulatore don Enzo Gabriele ed ai membri del Tribunale diocesano, composto da mons. Vincenzo Varone, don Francesco Sicari e dal dott. Francesco Reda “per l’amore e la sollecitudine con cui hanno saputo condurre l’inchiesta sul predetto presunto miracolo, pur con le difficoltà e gli imprevisti che ha comportato. Non è stato facile concludere in così poco tempo l’intera operazione”. Renzo conclude la sua lettera dando appuntamento al 5 aprile e augurando a tutti “una Santa Quaresima di conversione e di amore e su tutti imploro la Benedizione del Signore”.

Vittoria Saccà 

About Vittoria

Docente di Materie letterarie presso il Liceo Scientifico "Berto" di Vibo Valentia. Vivo a Tropea, splendida cittadina che si affaccia sul mar Tirreno. Sono giornalista pubblicista.

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