TROPEA – Domenica. Giorno del Signore. Ma la città si prepara senza tregua, anche nel giorno di festa, alla manifestazione di sabato prossimo. Il comitato organizzatore non riposa. Perché bisogna preparare una manifestazione che dovrà far giungere fino al Governatore Giuseppe Scopelliti la grande preoccupazione, mista a delusione, di una moltitudine di gente che, dall’intera provincia vibonese, si radunerà all’ospedale di Tropea da dove iniziare un lungo corteo che raggiungerà piazza Vittorio Veneto. Tutta a difesa del nosocomio. Per dire che ora basta. Basta con i continui scippi e con il progressivo depotenziamento.
Il Governatore dovrà dare alla gente di Tropea e del suo comprensorio quell’ospedale generale come scritto … sulla carta. E dovrà ridarle l’Unità Operativa di Oncologia che ha di fatto cancellato con il decreto 106 del 20 ottobre. Unità Operativa che serve l’intera provincia vibonese.
Unanime il coro di no; nei gruppi sorti su facebook, unanime quello dei sindacati, dei partiti, dei sindaci, di ogni semplice cittadino, dei parroci di Tropea.
“Noi parroci di Tropea – scrivono – non possiamo rimanere silenziosi di fronte a ciò che sta accadendo nel nostro ospedale. Non possiamo farlo perché questa gloriosa e plurisecolare istituzione è nata dalla fede e dalla carità del nostro popolo in tempi, per certi versi, ancora più difficili dei nostri. Non possiamo farlo perché conosciamo da vicino la fatica ed il dolore di tanti nostri fratelli che sembrano senza voce. Non possiamo farlo quando poi si tratta di fratelli che nel nostro ospedale trovano un luogo, forse unico nel territorio della provincia, in cui sono accolti e accompagnati, come uomini e donne, con nome e cognome, nel percorso doloroso della malattia. Non possiamo farlo perché convinti che uno stato che, in nome di una insostenibilità del sistema, penalizza gli ammalati, ormai invisibili dietro numeri e percentuali, scaricando su di loro le difficoltà del sistema che certamente non è stato da loro né voluto né gestito, corre il rischio di recidere il patto già compromesso con i suoi cittadini e di apparire solo come il volto disumano di una economia in cui il diritto e la giustizia non hanno più cittadinanza. Ci rivolgiamo a tutti i responsabili perché vogliano riconsiderare le loro scelte. Conosciamo la loro fatica e le difficoltà del momento storico che stiamo vivendo, ma siamo anche certi che se considerano che l’organizzazione del sistema non può inseguire solo l’innovazione tecnologica dei mezzi o un criterio interno di efficienza basato sulla riduzione dei costi, ma deve rimanere ultimamente fondata sul rispetto della vita, della dignità della persona e sul riconoscimento dei diritti primari degli ammalati saranno capaci di riformare il loro progetto. Che Dio vi aiuti a rendere sempre giustizia al suo popolo”.
Vittoria Saccà