Che una sorte simile tocchi anche alle ghiande? Di certo le sue proprietà iniziano a essere riscoperte. Un recente studio realizzato in Portogallo dalla Scuola Superiore di Biotecnologia dell’Università Cattolica di Porto ha messo in evidenza che la ghianda è ricca di fibre e proteine, ha un alto potere anti-ossidante e grassi simili a quelli nell’olio d’oliva. Il fatto che non contenga glutine la rende poi particolarmente adatta ai celiaci. Sempre secondo lo studio lusitano, sembra poi che essa aiuti a combattere malattie come il cancro o l’Alzheimer.
Ma non sembrano affatto secondari i vantaggi per l’ambiente. Il primo e più evidente è che si avrebbero a disposizione grandi quantità di proteine e calorie a basso costo, senza la necessità di alti consumi energetici o di fertilizzanti e pesticidi, come invece capita per la produzione di cereali e altri tipi di noce. Non a caso l’illustre ambientalista inglese Richard St Barbe Baker chiamava le querce e i castagni gli alberi del mais. La ricerca della Cattolica di Porto ha dimostrato che il 55% delle ghiande esistenti in Portogallo vengono sprecate; se anche solo la metà venisse utilizzata per il consumo umano se ne otterrebbero circa 80.000 tonnellate, il doppio delle castagne prodotte e commercializzate nel paese lusitano. Inoltre se le ghiande iniziassero a essere commercializzate ci sarebbe l’incentivo a piantare vari tipi di querce, favorendo lo sviluppo di una specie autoctona che fornisce un habitat e cibo a più di 200 specie animali. Infine le querce sarebbero anche un valido aiuto nella lotta agli incendi, visto che questo albero brucia con difficoltà e per questo può essere usato come naturale barriera tagliafuoco.
Al momento in Italia l’uso alimentare delle ghiande si limita ad alcune miscele per il caffè di cereali, ma il suo potenziale come farina senza glutine o nei prodotti dolciari è ancora tutto da scoprire. Dall’interesse manifestato all’estero attorno a questa noce, viene da scommettere che sarà così ancora per poco”.