Antonietta Tecla Palombi ringrazia

WP_20171027_11_37_25_Pro (1)TROPEA – Antonietta Palombi, chiamata dagli amici con il suo secondo nome, Tecla, è una dolce signora oggi ospite del Villaggio don Mottola. Nata nella città eterna, la splendida Roma, ha sposato un tropeano per cui la sua vita l’ha continuata nella perla del Tirreno, costruendo la sua famiglia e circondandosi di tanti amici. Solare, con la luce che emana dai suoi occhi, accattiva all’istante la simpatia di chi ha il piacere di conoscerla. Da sei anni è costretta a servirsi della sedia a rotelle a causa di una stenosi midollare che ha interrotto il suo cammino.  Un cammino che, da giovane, l’ha ispirata a prendere  il treno bianco, per circa cinquant’anni, nella veste di dama bianca nell’Unitalsi, ed essere al fianco di chi, di lei, avrebbe avuto bisogno nei viaggi verso Lourdes o Loreto, o altre mete simili. Ricordi, per lei, ora sono quei tempi. Come quando componeva i suoi versi in romanesco e otteneva riconoscimenti e premi. Prima di andare in pensione, lavorava presso una banca, ma una malattia la costrinse a fermarsi.  Ora, lei, che negli ultimi tempi ha avuto un altro problema di salute, intende ringraziare attraverso il mezzo della stampa coloro che le hanno ridato la gioia di vivere, una gioia che, nonostante i colpi maldestri della vita, non ha mai perso.  E’ lei, pertanto, che racconta al nostro giornale le disavventure ultime. «Sono stata male quest’estate con un’infezione renale che ha attaccato anche il cuore e i polmoni. Sono stata ricoverata presso l’ospedale di Tropea sotto le cura del medico Massimo L’Andolina. Il mio primo ringraziamento va a lui, perché nel constatare le mie condizioni, ha da subito compreso la gravità, predisponendo l’immediato  ricovero presso la Struttura complessa di cardiologia dell’ospedale di Vibo Valentia». E a Vibo Valentia, prosegue la signora Palombi, le è stato impiantato un pacemaker. Ed era il mese di agosto, nel pieno periodo delle ferie estive. «Ma nonostante mi trovassi in un luogo dove si patiscono le pene dell’inferno, io sono stata in paradiso – aggiunge la signora – perché loro me le hanno alleviate».  Così ringrazia il direttore dell’Utc, Michele Comito e tutti i cardiologi dei quali si rammarica di non conoscere il nome, tranne quello di Bilotta, tutti gli infermieri. E sorride mentre racconta e sottolinea di «essere stata trattata come una regina. Io ero per loro una sconosciuta,  una povera vecchia paralitica. Ma ho sentito il loro calore umano. La loro umanità unita ad una professionalità estrema». Tecla Palombi, quindi, aggiunge d’aver trovato quella buona sanità che ognuno vorrebbe trovare sempre sulla sua strada. Cosa che, chiosa, non ha trovato in altri ospedali rinomati,  dove suo malgrado era stata ricoverata per altri problemi. E non trascura di ringraziare il medico Giuseppe Maccarone, responsabile dell’ambulatorio di Vulnologia sempre presso l’ASP di Vibo Valentia che le ha curato e alleviato problemi alle gambe, dimostrandosi «molto umano nei miei confronti». La signora Palombi, con al suo fianco l’amico Gerardo Piserà che va a trovarla tutti i giorni, conclude affermando di aver scelto di ringraziarli pubblicamente perché, a fronte di quel che di negativo si dice sulla nostra sanità, vi sono medici e infermieri di alta professionalità e profonda umanità che lavorano con coscienza e con cuore, nel silenzio. «A tutti loro va il mio grazie».

Vittoria Saccà

About Vittoria

Docente di Materie letterarie presso il Liceo Scientifico "Berto" di Vibo Valentia. Vivo a Tropea, splendida cittadina che si affaccia sul mar Tirreno. Sono giornalista pubblicista.

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