Una Maestra racconta la storia di un “H” come Ospedale

letter-h.png.pagespeed.ce.E18Dd65FXlTROPEA – La maestra Armanda Proto elogia a modo suo gli operatori del nosocomio cittadino. Ci invia uno scritto che ha il sapore di favola, ma di favola vera. Alle soglie della pensione, si rifà alla

favola dell’h muta che racconta ai suoi bambini. «Oggi nella favola ci sono entrata anch’io, – scrive – maestra quasi in pensione, e mi trovo in un’H di ospedale, e lei, la bella fata regina che trasforma i significati delle cose, mi parla, mi racconta, mi suggerisce una di quelle storie che non posso non raccontare». Quindi, ad una una, racconta le figure che nel tempo della sua degenza presso l’ospedale cittadino si sono prese cura di lei, dando a ciascuna il nome che la fantasia le suggerisce.

«C’è Profumo d’estate, bionda, professionale, che quando si avvicina mi permette di annusarla come un fiore, perché sa che mi rianima. C’è Turaccioli danzanti, magra, chiacchierona, con una chioma rossa al vento, con problemi suoi ma sempre allegra e sorridente. Poi ci sono Pung, Pong, Piang, tre infermiere cicciottelle, morbide come il pane, che vanno e vengono instancabili, sprimacciano i cuscini, distribuiscono medicinali e corrono per i corridoi al ritmo militare dei loro zoccoli a percussione. Rosa rossa è alta e magra, incoraggiante, occhiali spessi che però non nascondono bellissimi occhi perfettamente truccati anche a mezzanotte. Pocaontas è minuta, sottile, capelli lunghi chiari, legati alla base del collo, un po’ selvaggi e occhi azzurri comprensivi e buoni. La sera arriva Cerchietto d’oro, anche lei bionda, con bellissime labbra rosse in un viso bianco e liscio dolcemente decisa con le pazienti più recalcitranti alle terapie. Occhi di carezze la vedo quando di pomeriggio passa a vedere se il letto è sollevato al punto giusto e c’è qualcuno da accompagnare in sala raggi o per altri accertamenti. Daniele, azzurro di divisa e di occhi e il suo collega Bianco per via dei capelli argentati, sono gli unici maschi in questo reparto decisamente al femminile, sono discreti e premurosi. La mattina presto e il primo pomeriggio arrivano gli Elfi blu che spazzano, lucidano i pavimenti, levano la polvere. Le crocerossine sono tre farfalle bianche che passano leggere,  sorridono e intanto imparano. Alice nel paese delle … sofferenze ha dita affusolate e unghie belle, tocca le cannule delle flebo con delicatezza e le gocce di fisiologia scendono cantando nelle vene e la notte il suo sorriso rende il buio meno soffocante». Il suo racconto prosegue soffermandosi sui tre medici che si occupano dei pazienti. Infatti così prosegue: «Alla quadratura del cerchio ci sono loro, i dottori. Burbero, riccioluto, vocione da tenore ma simpaticissimo, Barbuto è un treno! L’altra mattina è arrivato con un paniere di ciliegie, sostituendo gli stetoscopi con la dolcezza di un pensiero per i colleghi. Corso è una sentinella silenziosa e attenta. Persona discreta non gli sfugge nulla. Poi c’è Lei, Rosaria di nome e di fatto, una rosa di porcellana bianca, un viso da bambola antica e preziosa, sorridente, sempre disponibile, una donna – donna, vera, positiva, entusiasta del suo lavoro. Ultimo, ma non certo in ordine di importanza, è il dottore – poeta: L’Andolina che trasferisce suoi  malati sensibilità e attenzioni in modo discreto, quasi impercettibile. Alto, magro, passo leggero e un filo di voce che ti spiega e ti rassicura, con la confidenza di un amico affidabile». La maestra Proto termina il suo excursus con lei, la «Ferrari testa- rossa che sfreccia dritta e fredda nei corridoi per espletare il suo compito gestionale di capo sala. Ho finito e sono stanca». Conclude affermando che l’H muta in mano sua è diventata una chiacchierona! Scrive tutto questo perché ritiene «giusto che la gente di questo paese che borbotta sempre per tutto, sappia che persone semplici e grandi ci sono in questo ospedale, che c’è un mondo diverso nel mondo quotidiano di ognuno, con storie personali diverse ed uguali dove l’H di Umanitas canta la sua canzone di solidarietà».

Vittoria Saccà

About Vittoria

Docente di Materie letterarie presso il Liceo Scientifico "Berto" di Vibo Valentia. Vivo a Tropea, splendida cittadina che si affaccia sul mar Tirreno. Sono giornalista pubblicista.

Lascia un commento