“Disposizioni urgenti in tema di sicurezza e contrasto della violenza di genere…..” parla Luigia Barone

 TROPEA – La violenza sulle donne è un capitolo di vera inciviltà che ancora non si è chiuso. Quasi ogni giorno le cronache parlano di donne uccise. Il decreto legge 93, del 14 agosto 2013,  con le  “disposizioni urgenti in tema di sicurezza e contrasto della violenza di genere…..”, entrato in vigore il 17 agosto, è volto ad inasprire il trattamento punitivo degli autori di violenze, introducendo, anche, misure di prevenzione finalizzate alla anticipata tutela delle donne e di ogni vittima di violenza domestica. E’ proprio sul DDL 93 che si sofferma Luigia Barone, avvocato di professione ma anche Vicepresidente di Differenza Donna, Organizzazione non Governativa che gestisce i Centri Antiviolenza italiani, ed anche fondatrice del centro di ascolto antiviolenza tropeano. Barone, già chiamata, nei giorni scorsi, a partecipare nella trasmissione La vita in diretta di Rai uno, per commentare appunto il decreto Legge, oggi dichiara “Pur non condividendo lo strumento del decreto legge e la logica dell’urgenza e della sicurezza in cui le norme sono state inserite, si deve prendere atto che molte delle modifiche al codice penale e al codice di procedura penale contenute nel DDL sono esattamente quelle che per anni abbiamo richiesto con forza dai centri Antiviolenza, lamentandone l’assenza, richiesto anche da ultimo, nel rapporto ombra della piattaforma Cedaw, nel documento fondativo della convenzione no more e nelle richieste successive alle parlamentari provenienti dalla convenzione e dalle sue componenti. Mi riferisco innanzitutto – prosegue Barone – ai maltrattamenti assistiti, denunciati dai centri antiviolenza, dei quali abbiamo richiesto espressamente  il riconoscimento della gravità”. Barone aggiunge che per quanto riguarda l’aggravante per i fatti commessi nei confronti di donna in stato di gravidanza,  la legge riconosce “una circostanza che da sempre abbiamo rilevato e denunciato nei centri antiviolenza e cioè che durante la gravidanza la violenza aumenta di frequenza ed intensità. Le modifiche in materia di notificazione dell’applicazione, sostituzione e revoca delle misure cautelari sia alla persona offesa sia al suo difensore sono state da noi richieste a gran voce da sempre, in quanto la mancanza di tali informazioni mette in grave pericolo la vita della donna che denuncia. Allo stesso modo, nel Decreto, si rinvengono le  misure che abbiamo  richiesto da tempo, che sono indicate tanto dalle direttive ue 29/2012, 36/2011  tanto dalla Convenzione  Istanbul e che intervengono a colmare lacune che mettevano in grave pericolo l’incolumità delle donne e che ne indebolivano la posizione processuale”. A tale proposito, Barone elenca “la previsione di comunicazione dell’avviso della richiesta di archiviazione a prescindere dalla espressa richiesta in querela; l’aumento a venti giorni del termine per proporre opposizione all’archiviazione; la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari anche alla persona offesa e non solo all’indagato, utile sia per conoscere la linea difensiva dell’indagato sia per produrre altri elementi di prova a sostegno dell’accusa; modalità di audizione protetta per la donna maggiorenne in caso di sua richiesta ( quindi non dando per scontata una sua vulnerabilità ma in ragione delle sue esigenze). Questa misura, in particolare, é un’innovazione frutto esclusivamente della nostra politica del diritto nelle aule giudiziarie il cui recepimento muta profondamente la cultura giudiziaria in materia di diritti delle persone offese e ci pone all’avanguardia in Europa”. Torna utile, “sebbene perfettibile – aggiunge Barone – anche il permesso di soggiorno per le donne vittime di violenza domestica, di cui abbiamo lamentato l’assenza in molteplici circostanze”.La Vicepresidentedi Differenza Donna, critica, invece, “l’ammonimento del questore, perché inutile in quanto il presupposto é l’accertamento di una situazione di fatto corrispondente alla fattispecie di maltrattamenti, dunque procedibile d’ufficio, e perché pericoloso  lasciando la donna in balia dell’uomo violento; l’arresto in flagranza  e la facoltà per la polizia di allontanare l’uomo violento, se non corredati dal potenziamento dei centri antiviolenza e dalla formazione degli operatori; l’irrevocabilità della querela per atti persecutori, ma ciò solo nella misura in cui la risposta delle autorità non sia tempestiva ed adeguata: irrevocabilità non equivale a procedibilità d’ufficio, quindi non incide sulla decisione della donna di denunciare o meno, ma sul rischio di essere soggetta a pressioni e minacce, circostanza che come sappiamo é all’ordine del giorno”. Barone afferma anche chela RegioneCalabria, dal 2011, porta avanti un’azione di sistema che ha consentito la sopravvivenza di 7  Centri di ascolto antiviolenza che forniscono anche ospitalità alle donne sole o con figli, di qualsiasi nazionalità, che devono trovare rifugio perché in pericolo.

Vittoria Saccà

About Vittoria

Docente di Materie letterarie presso il Liceo Scientifico "Berto" di Vibo Valentia. Vivo a Tropea, splendida cittadina che si affaccia sul mar Tirreno. Sono giornalista pubblicista.

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