Una straordinaria presenza: Don Luigi Ciotti

Enzo Loiacono, don Luigi Ciotti, Pasqualino Pandullo

TROPEA – Tantissima gente ad attendere l’arrivo di don Luigi Ciotti, presso il museo diocesano gremito in ogni suo angolo. Un’attesa che si è rivelata positiva per il prezioso bagaglio di messaggi di vita che ognuno ha portato con sé, lanciati con profonda sincerità e veemenza, dal fondatore di Libera, sacerdote che svolge la sua missione a 360 gradi per il bene e la rinascita dei cuori e delle anime.

A lui, il saluto del presidente del Rotary club, organizzatore dell’evento straordinario, Vincenzo Loiacono, il quale, tra l’altro, ha fatto un breve curriculum del gradito ospite sottolineando che il   club,  sposa in pieno i temi che Libera ha alla sua base.

Sono seguiti i saluti di Giuseppe Sarlo, presidente del circolo vibonese della stampa il quale ha evidenziato che la presenza di don Ciotti esalta il Rotary e mette tutti a pensare e a riflettere su ciò che “vogliamo essere”. Giuseppe Barbuto, vice presidente della provincia di Vibo Valentia, ha sottolineato invece che don Ciotti “è un uomo del nord che non ama la secessione” e che ha sceltola Calabriadove la sua gente, con caparbietà, vuole eliminare la delinquenza e il malaffare.

Per il vice sindaco Massimo L’Andolina, don Ciotti può essere paragonato ad un personaggio uscito dalle pagine di Edmondo De Amicis perché lotta con determinazione contro tutto ciò che è male.

Non sono mancati i saluti del governatore Piero Miccoli portati dal suo assistente Giuseppe Zampogna, della dirigente dell’IIS Beatrice Lento a cui il Rotary ha fatto dono di alcuni libri di don Ciotti da tenere in biblioteca a disposizione degli studenti.

Don Luigi Ciotti, impegnato sin da giovane, nel 1965 fondò il gruppo Abele. E quando il cardinale Michele Pellegrino lo nominò sacerdote nel 1972, questi gli affidò come parrocchia “la strada” nella quale già, il giovane sacerdote, aveva fatto quelle sue prime esperienze di vita che lo avevano convinto ad impegnarsi per la tanta gente che qui vi soffre. Poi nel 90, don Ciotti allargò il suo impegno contrastando la criminalità organizzata e nel 95 fondò il coordinamento di Libera, nomi e numeri contro le mafie e che oggi ha circa 1600 realtà nazionali ed internazionali.

L’intervento di don Luigi Ciotti, che sebbene febbricitante non si è sottratto all’impegno assunto, è stato stimolato dalle domande a lui rivolte dal giornalista Pasqualino Pandullo, e suggerite dall’ultimo libro pubblicato “La speranza non è in vendita”. Don Ciotti ha detto che oggi, purtroppo, si è costretti a registrare “un impoverimento generale” che va da quello sociale ad una deriva culturale. “Chi di noi vive l’accoglienza – ha proseguito – è testimone di come tutti i servizi siano strapieni. Tocchiamo con mano quanta gente chiede aiuto”. Due milioni e mezzo di giovani senza lavoro ed anche gente, in giacca e cravatta, si rivolge a loro perché non sa come vivere la giornata. “Ma la cosa che più m’inquieta – ha aggiunto – è l’impoverimento della speranza”.

Don Ciotti, che ha dichiarato di amarela Calabriadove suo padre lo portò da piccolo nella città di Pizzo che lo ha nominato cittadino onorario, non ha esitato a dichiarare che la pubblicazione del suo ultimo libro, è sorta dalla necessità di reperire fondi per poter operare meglio nel sociale dove si è augurato ci sia “meno solidarietà, ma più diritti e più giustizia, perché non vorrei che la solidarietà diventasse un alibi. Lo Stato – ha detto inoltre – deve fare la sua parte. Più giustizia sociale vuol dire più lavoro per la gente”. I suoi più grandi riferimenti sono due: il Vangelo ela Costituzioneitaliana.La Costituzione, ha proseguito, si fonda su due punti essenziali, ovvero la giustizia e la dignità umana. Ma non stanno in piedi se non vi è anche il terzo punto che si chiama responsabilità, quindi la libertà che Dio ha voluto per tutti con il suo progetto di vita. L’impegno di Libera, ha ancora detto, è quello di liberare chi libero non è.

Tanti altri ancora sono stati i punti toccati dal sacerdote, come quello della raccolta di oltre un milione di firme per l’approvazione della legge sull’uso sociale dei beni confiscati, la campagna contro la corruzione portata avanti nel 2010. E poi, le colpe delle banche, il grido lanciato da Libera per il gran disagio che creano le lotterie e il gioco d’azzardo in un periodo in cui la situazione economica è difficile e la gente cerca una possibile soluzione ai problemi in un colpo di fortuna attraverso il gioco che, a volte, si rivela nefasto. Un fiume in piena don Luigi Ciotti, anche con i ricordi su don Italo Calabrò, sulla giovane Rita Adria, sul giovane Giuseppe che a soli 18 anni venne ucciso dalla mafia in Aspromonte. Ed è stata quasi viva la sua voglia di salvare questa terra dalle azioni degli uomini corrotti sottolineando che vorrebbe si parlasse un po’ meno di don Ciotti, quindi di “un io” e molto di più di un “Noi”. E mentre porta su di sé il dolore di tutte le cose di cui è testimone lungo il cammino della sua missione, trova il sorriso per affermare che ha scelto di stare dalla parte della gente che “fa fatica” per andarle incontro e dare speranza.

Vittoria Saccà

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