Nazzareno Salerno: La soluzione adottata dall’Asp di Vibo, non consente un governo dell’assistenza

In merito alla situazione nella Sanità vibonese, il consigliere regionale Nazzareno Salerno dichiara quanto segue:

“E’ davvero sorprendente che, nonostante le indicazioni del presidente Scopelliti, che è il commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro, il direttore sanitario aziendale Mario Tarabbo insista su un modello che non è quello rappresentato dalla regione e, tra un intervento mediatico e l’altro, preferisca comportarsi come chi ha un esercito da comandare e non come chi ha il compito di ridisegnare, sulla base delle linee guida regionali, la sanità vibonese. A questo punto appare assolutamente necessario un intervento della presidente della commissione dell’Asp mirante a far attuare i suggerimenti del dipartimento Tutela della salute e politiche sanitarie secondo le disposizioni di Scopelliti garantendo i livelli essenziali di assistenza. Si rende altresì opportuno un interessamento del Ministero dell’Interno, poiché non è pensabile che chi è stato incaricato di rimuovere le infiltrazioni mafiose lavorando con spirito di collaborazione con la Regione per riorganizzare la sanità si intestardisca in azioni solitarie che, lontane dal praticare l’auspicata sinergia, alimentano disagi e contribuiscono all’accrescimento della tensione. Non si può, infatti, che constatare che gli atti di riorganizzazione dell’Asp hanno travalicato i limiti imposti dalle linee guida regionali in materia di atti aziendali e che, sebbene si faccia riferimento al DPGR n. 18 del 22 ottobre 2010 (Linee guide per il riordino della rete ospedaliera, della rete dell’emergenza/urgenza e della rete territoriale), gli stessi atti si spingono ben oltre il mandato conferito. Va rilevato che l’ipotesi di adeguamento alla riorganizzazione della rete ospedaliera prevista dal decreto 18 è effettuata senza alcuna analisi di merito della realtà provinciale ed in particolare dei ricoveri necessari alla popolazione di riferimento e che, incomprensibilmente, la stessa è motivata rispetto a dati regionali o addirittura nazionali che non rispecchiano assolutamente la domanda dell’area. Inoltre l’inserimento dell’ospedale di Serra San Bruno nella rete dell’emergenza con la sola unità operativa di medicina generale e pronto soccorso e la previsione del C.A.P.T. nella stessa rete appaiono sconcertanti in riferimento soprattutto alla mancata conoscenza delle procedure clinico assistenziali ed alle disposizioni normative di riferimento. La riorganizzazione dell’assistenza territoriale, alla luce di quanto disposto dalle linee guida regionali, dovrebbe realizzare un concreto potenziamento del secondo livello di assistenza quale elemento portante del complessivo impianto assistenziale, ma la proposta riorganizzativa dell’Asp di Vibo sembra andare in direzione opposta, in controtendenza, quindi, agli obiettivi posti dal Piano di rientro e, comunque, alle ormai consolidate scelte di programmazione nazionale che la regione ha nel tempo solo parzialmente perseguito. Le scelte adottate lasciano presagire un evidente depotenziamento dell’assistenza territoriale ed un ulteriore arroccamento dell’ospedale che continuerà a rappresentare, a fronte di un ulteriore fenomeno di desertificazione dell’assistenza territoriale, l’unico riferimento per il cittadino. Il potenziamento delle attività territoriali avrebbe dovuto presupporre una sempre maggiore territorializzazione dell’assistenza e non già una rarefazione dei servizi, un allontanamento della loro gestione dal confronto con il territorio, con le comunità che di quei servizi fruiscono e che corresponsabilmente sono chiamate ad integrare le risorse. Si è, in altri termini, perpetrata una logica ospedalocentrica che mal si concilia con la necessità impellente di riorganizzazione della rete di assistenza territoriale. Si è disattesa la ratio della legge di riforma del SSN. Una siffatta impostazione, peraltro aggravata dalle improbabili scelte organizzative proprie del livello distrettuale, impedisce la ricomposizione assistenziale sociosanitaria che rappresenta uno dei problemi più rilevanti di questa regione. Si impedisce, in altri termini, una corretta declinazione della mission distrettuale, determinando una ulteriore ed incomprensibile frammentazione delle competenze e delle responsabilità che allontanano dalla necessaria ricomposizione delle responsabilità. Questa situazione è poi aggravata dalla incredibile esplicita dichiarazione di impossibilità delle nuove attivazioni con evidenti negative ripercussioni sulle possibilità di erogare prestazioni maggiormente adeguate in differenti setting assistenziali e, quindi, sui livelli di assistenza. E’ evidente che gli atti proposti demoliscono l’attuale assetto organizzativo su presupposti incoerenti con gli intendimenti regionali determinando una vera e propria deriva organizzativa con palesi nefaste ripercussioni assistenziali ed economiche. Siamo di fronte, in estrema sintesi, ad un vero guazzabuglio  organizzativo e gestionale frutto di una più generale carenza metodologica e, soprattutto di una non conoscenza delle più elementari regole di governo del territorio e delle dinamiche che ne regolano il funzionamento. La soluzione adottata dall’Asp di Vibo, non appare, pertanto, tale da consentire un governo dell’assistenza, lasciata in balia di una frammentazione organizzativa senza alcuna logica e, soprattutto, nella difficoltà di trovare un’improbabile attribuzione di responsabilità. In questo scenario ipotizzare un corretto funzionamento dell’organizzazione, la continuità dei diversi momenti assistenziali ed un processo di responsabilizzazione e di budgeting, così come imposto dalle normative nazionali e regionali, sembra non solo impraticabile ma, addirittura, impossibile”.
       Nazzareno Salerno
– Consigliere regionale della Calabria –